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venerdì 6 dicembre 2019

Georgette Heyer * Cotillon


(Titolo originale “Cotillion”, traduzione di Anna Luisa Zazo; originale pubblicato nel 1953; edizione italiana del 1978) 

Un romanzo in cui prevale l'ironia e – per chi legge – il divertimento, inteso proprio come risata, di quando in quando, e sorriso, quasi sempre.
Kitty Charing, orfana, vive in campagna con il tutore, Mattew Penicuik, ricco e scorbutico. Anziano, decide che la ragazza debba sposare uno dei suoi nipoti se vuole ereditare il suo denaro e convoca i giovanotti presso la sua residenza.
Dei quattro nipoti disponibili (ce n'è un quinto già sposato) Foster ha un'intelligenza limitata ed è terrorizzato dalla madre che lo tiranneggia, Hugh è un reverendo, Freddy è un dandy elegante e Jack... è assente. Sembra che proprio su Jack sarebbe caduta la scelta di Kitty, se solo lui avesse accettato l'invito-ordine dello zio: mancando lui, Kitty chiede a Freddy di fidanzarsi con lei in modo fittizio e di portarla con sé a Londra con la scusa di conoscere la famiglia di lui, perché vorrebbe vedere la città, comprare abiti alla moda, andare a qualche festa (e, forse, suscitare la gelosia di Jack).
Il progetto va in porto e Kitty viene ospitata a Londra dalla sorella di Freddy, giovane donna un poco svampita. Nella capitale Kitty visita monumenti, partecipa a ricevimenti e conosce svariate persone. Ragazza dal carattere molto empatico, si ingegna di aiutare due coppie di innamorati a coronare i rispettivi sogni d'amore, ovviamente in modo anche un poco bizzarro.
Per tutto il romanzo si susseguono incontri e dialoghi fra i vari personaggi; tutti gli avvenimenti sono al limite del farsesco, pur senza scivolarvi mai, e il racconto risulta molto divertente. L'arguzia della Heyer è davvero inesauribile, anche in questa storia.

Per darvene un esempio: il cugino Foster (che è conte, lord Dolphinton), così descritto dall'autrice:
In verità, l'intelletto di lord Dolphinton non si distingueva per potenza, né per prontezza di intuito; ma quando gli accadeva di comprendere qualcosa, lo faceva con sorprendente tenacia.

è innamorato di una donna che incontra di nascosto alla madre e confida a Kitty che se non potesse più vederla si ucciderebbe ma...
«Ma il fatto è che so nuotare e non mi piacerebbe puntarmi una pistola alla tempia. Quanto meno» aggiunse con scrupolosa sincerità «non credo che mi piacerebbe. Una volta sono stato ferito alla gamba per errore. Non mi è piaciuto per niente.»

La logica di Foster è cristallina, no? E, vi assicuro, non solo la sua...




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