sabato 21 dicembre 2019

Versione su WordPress

Sto dirottando il blog su Wordpress, mi sembra di  trovarmi più a mio agio.


Questo è il link del nuovo blog:


https://ellalestorie.home.blog/


Venite a dare un'occhiata...

sabato 14 dicembre 2019

Via dalla pazza folla - Thomas Hardy * citazione #2

L’espediente dimostrava che la donna, grazie a un misterioso intuito, aveva afferrato la verità paradossale che la cecità può essere più forte della preveggenza, e la miopia più efficace della presbiopia; che per colpire nel segno, insomma, c’è bisogno dell’intralcio del limite e non di una visione ampia e a tutto campo.




venerdì 13 dicembre 2019

Via dalla pazza folla - Thomas Hardy * citazione #1

In ogni innamorato c’è sempre una forza enorme che non ha finché è un uomo libero; ma nell’uomo libero c’è un’ampiezza di vedute che cercheremmo invano in un innamorato. Dove c’è molta parzialità ci sarà sempre anche una certa ristrettezza mentale, e l’amore, sebbene comporti maggiori emozioni, comporta anche minore perspicacia.




mercoledì 11 dicembre 2019

Georgette Heyer * Il figlio del diavolo

(Titolo originale “Devil's Cub”, traduzione di Anna Luisa Zazo; originale pubblicato nel 1932; edizione italiana da me letta 2005)

Il romanzo narra le vicende del marchese Dominic Vidal, figlio del duca di Avon e Leonie, protagonisti de “La pedina scambiata”. Il termine Cub significa in realtà cucciolo ed è così che talvolta nel romanzo ci si riferisce al marchese.
Dominic fa onore al proprio soprannome, essendo dedito, fra le altre cose, ai duelli. Tanto per rendere l'idea del personaggio il romanzo si apre con l'uccisione da parte del marchese di un bandito che, con altri complici, ha avuto la pessima idea di assalire la carrozza su cui il nobile viaggiava. Dunque abbiamo un protagonista libertino, elegante, ricco, affascinante, abituato a seguire solo la propria volontà.

E la fanciulla di turno? È naturalmente all'opposto, se si eccettua la caratteristica di possedere anch'ella una notevole dose di volontà, tanto da scontrarsi più volte con quelle di Dominic.

Le strade del marchese e di Mary (la fanciulla) si incrociano e si uniscono quando lei si sostituisce alla sorella, ragazza leggera e incosciente, per proteggerne la reputazione. A quell'incontro seguono varie avventure e scontri fra i due. Intorno alla storia principale si muovono vari altri personaggi, alcuni dei quali, come è costume della Heyer, portatori della vena più ironica, come il signor Hammond (un prete) e lord Rupert Alastair di cui il duca di Avon apprezza quasi esclusivamente l'abilità nello scegliere i vini.

Quindi anche in questo romanzo, naturalmente, il divertimento non manca.

 



A “La pedina scambiata” si ispira il primo romanzo della saga della famiglia Roxton di Lucinda Brant, dal titolo “Nobile satiro” (ambientato tra Francia e Inghilterra nel 1740); il sesto e ultimo episodio della saga ha come protagonista e come titolo “Il figlio del satiro” (ambientato in Inghilterra nel 1780). Ho letto tutta la serie e mi è piaciuta, comunque, a parte qualcosa della trama del primo romanzo, non ci sono cose in comune, a mio parere, con gli scritti di Georgette Heyer.

sabato 7 dicembre 2019

Georgette Heyer * Sophy la grande

(Titolo originale “The Grand Sophy”, traduzione di Anna Luisa Zazo; originale pubblicato nel 1950; prima edizione italiana del 1981; poi 2012)





Nella quarta di copertina Sophy, la protagonista di questo romanzo, viene avvicinata a Emma, l'eroina della Austen. A mio parere questo genere di confronti non ha molto senso: considerato il fatto che, come è noto, le possibili trame sono un numero molto limitato (poche decine) risulta piuttosto difficile scriverne di originali. Stesso discorso si può fare per i personaggi, o meglio per certi tratti principali. L'originalità sta dunque nel modo di narrare e in tutto ciò che oltre alla trama costituisce un romanzo. Perciò, se ogni ragazza che briga per concludere matrimoni delle amiche viene considerata una copia di Emma, secondo me si fa un torto sia ad Emma che alla ragazza.

Nel caso di Sophy e della Heyer, in particolare, l'accostamento mi pare piuttosto fuorviante. Le due figure femminili non hanno niente in comune (personalmente preferisco Sophy, Emma mi è sempre piaciuta poco come personaggio) e nemmeno le loro azioni. Emma immagina di avere un talento per combinare matrimoni, ma non è affatto così (Harriet lo scoprirà a sue spese), mentre Sophy opera per aiutare le persone che conosce, qualunque sia il loro problema, e vi riesce. E lo fa in modo tanto irruento e originale che chi la frequenta da tempo la considera “pericolosa” (e chi la frequenta da meno si renderà conto presto di quanto possa esserlo, anche se per un buon fine).

Tanto per rendere l'idea, ecco come le si rivolge un amico, incontrandola nel parco e non sapendo che fosse a Londra:

“Sono ragionevolmente certo, cara Sophy, che non possiate essere a Londra da molti giorni. Non ho saputo di alcuna catastrofe occorsa in città, e sapete quanto io sia veloce nel conoscere le notizie.”

Sophy, orfana della madre dall'età di cinque anni, ha vissuto sempre con il padre, da lei chiamato sir Horace, in varie parti d'Europa; ha vent'anni e il padre, che si deve recare in Brasile, non può portarla con sé e la lascia a Londra, ospite della sorella, lady Ombersley, la cui famiglia ha problemi economici, dovuti a debiti contratti dal capofamiglia e pagati, almeno in parte, dal figlio maggiore, Charles, che ha ricevuto un'eredità da un ricco parente e che pertanto amministra la proprietà al posto del padre (e in modo migliore).
Quando Sophy giunge a casa della zia vi porta una ventata di novità e allegria e trova diversi problemi da risolvere: con il suo ingegno e impegno e una dose di incoscienza li risolverà tutti, in modi più e meno fantasiosi (sopratutto più, naturalmente).

Fra i vari personaggi ve ne sono alcuni dipinti con particolare ironia (esasperando le rispettive caratteristiche), come Augustus Fawnhope, un poeta di cui si è innamorata Cecilia, la bella cugina di Sophy; il giovanotto è sempre immerso nella creazione di un componimento, di continuo gli vengono in mente versi e immagini da riportare su un foglio... Tanto per far capire il tipo: quando lui accompagna Cecilia e Sophy ad acquistare una carrozza per quest'ultima...

Quando (le ragazze) si rivolsero al signor Fawnhope per avere una sua opinione, non lo videro accanto a loro e lo scoprirono seduto in estatica ammirazione di una berlina da cerimonia, non dissimile a una vasta tazzina da prima colazione in equilibrio su molle allungate. Era coperta da un tetto a cupola, era sovraccarica d’oro e aveva la cassetta per il cocchiere, inalberata sulle ruote davanti, ricoperta di velluto azzurro a frange d’oro.
“Cenerentola!” disse con grande semplicità il signor Fawnhope.
Il direttore del magazzino disse che a suo avviso il cocchio, che teneva soltanto come pezzo d’arredamento, non era quelche la signora desiderava.
“Il cocchio per una principessa,” proseguì il signor Fawnhope.
“In questo, Cecilia, voi dovreste recarvi. Con sei cavalli bianchi dalle gualdrappe azzurre e il capo piumato.”
A Cecilia l’idea pareva ineccepibile, tuttavia ricordò al suo diletto che erano là per aiutare Sophy a scegliere una carrozza sportiva.
“Prenderò quel phaeton,” disse Sophy. “Ho deciso.”
Il direttore parve sconvolto, poiché il veicolo che Sophy indicava non era il phaeton che egli pensava avrebbe scelto, una carrozza elegante, assai adatta a una signora, ma un modello a timone alto con il corpo a non meno di un metro e mezzo da terra.

Nel brano appena riportato, oltre ad avere un tiepido esempio del carattere del poeta, si può avere anche un accenno a quello di Sophy, persona decisa e, per dirla con il padre:

“Ha la testa sulle spalle, la mia Sophy. Io non mi do mai alcuna pena per lei.”

Un romanzo davvero piacevole e una protagonista speciale, proprio una grande Sophy, che guarda la vita e il mondo intorno senza farsi illusioni ma con buon senso e usa la fantasia per superare gli ostacoli. I molti altri personaggi sono tutti perfettamente riusciti.



venerdì 6 dicembre 2019

Georgette Heyer * Cotillon


(Titolo originale “Cotillion”, traduzione di Anna Luisa Zazo; originale pubblicato nel 1953; edizione italiana del 1978) 

Un romanzo in cui prevale l'ironia e – per chi legge – il divertimento, inteso proprio come risata, di quando in quando, e sorriso, quasi sempre.
Kitty Charing, orfana, vive in campagna con il tutore, Mattew Penicuik, ricco e scorbutico. Anziano, decide che la ragazza debba sposare uno dei suoi nipoti se vuole ereditare il suo denaro e convoca i giovanotti presso la sua residenza.
Dei quattro nipoti disponibili (ce n'è un quinto già sposato) Foster ha un'intelligenza limitata ed è terrorizzato dalla madre che lo tiranneggia, Hugh è un reverendo, Freddy è un dandy elegante e Jack... è assente. Sembra che proprio su Jack sarebbe caduta la scelta di Kitty, se solo lui avesse accettato l'invito-ordine dello zio: mancando lui, Kitty chiede a Freddy di fidanzarsi con lei in modo fittizio e di portarla con sé a Londra con la scusa di conoscere la famiglia di lui, perché vorrebbe vedere la città, comprare abiti alla moda, andare a qualche festa (e, forse, suscitare la gelosia di Jack).
Il progetto va in porto e Kitty viene ospitata a Londra dalla sorella di Freddy, giovane donna un poco svampita. Nella capitale Kitty visita monumenti, partecipa a ricevimenti e conosce svariate persone. Ragazza dal carattere molto empatico, si ingegna di aiutare due coppie di innamorati a coronare i rispettivi sogni d'amore, ovviamente in modo anche un poco bizzarro.
Per tutto il romanzo si susseguono incontri e dialoghi fra i vari personaggi; tutti gli avvenimenti sono al limite del farsesco, pur senza scivolarvi mai, e il racconto risulta molto divertente. L'arguzia della Heyer è davvero inesauribile, anche in questa storia.

Per darvene un esempio: il cugino Foster (che è conte, lord Dolphinton), così descritto dall'autrice:
In verità, l'intelletto di lord Dolphinton non si distingueva per potenza, né per prontezza di intuito; ma quando gli accadeva di comprendere qualcosa, lo faceva con sorprendente tenacia.

è innamorato di una donna che incontra di nascosto alla madre e confida a Kitty che se non potesse più vederla si ucciderebbe ma...
«Ma il fatto è che so nuotare e non mi piacerebbe puntarmi una pistola alla tempia. Quanto meno» aggiunse con scrupolosa sincerità «non credo che mi piacerebbe. Una volta sono stato ferito alla gamba per errore. Non mi è piaciuto per niente.»

La logica di Foster è cristallina, no? E, vi assicuro, non solo la sua...




martedì 3 dicembre 2019

Georgette Heyer * L'anello

(Titolo originale “The Talisman Ring” (titolo tradotto inizialmente come “Talismano d'amore”), traduzione di Anna Luisa Zazo; originale pubblicato nel 1936; edizione italiana del 1979, poi 2017)




Mi viene spontaneo dividere i due gruppi i romanzi di Georgette Heyer che ho letto fino a questo momento: benché le caratteristiche principali, ovvero l'ironia e l'accurata descrizione dei costumi dell'epoca in cui le storie sono ambientate, trovo che ve ne siano alcuni in cui l'ironia prevale a tal punto da divenire a tratti comicità, altri in cui le vicende narrate sono più realistiche, per quanto sempre piuttosto avventurose e/o originali.



"L'anello", a mio parere, appartiene al primo gruppo, durante la lettura mi sono trovata infatti più volte a ridere di gusto. Come in altri romanzi anche in questo troviamo una fanciulla giovane, Eustacie, con la mente piena di idee romantiche e scarso senso pratico, dotata di una logica decisamente originale. Insieme agli altri personaggi, tutti magistralmente disegnati, la ragazza riuscirà a vivere le avventure sognate e anche a trovare l'amore.
Fuggita da Tristam, un cugino che non vuole sposare, Eustacie si imbatte in un altro cugino, Ludovic, che vive di contrabbando da quando sul suo capo pende una condanna per omicidio. I due approdano in una locanda in cui alloggiano un giudice di pace e la sorella, anch'essa desiderosa di vivere un'avventura anche mostra di possedere una discreta dose di buon senso. Le due donne decidono di aiutare Ludivic a dimostrare la propria innocenza e a loro si unisce anche Tristam, giunto alla locanda in cerca di Eustacie; i quattro si adoperano per nascondere Ludovic alle guardie che lo cercano e a ritrovare l'anello a talismano che dà il titolo al romanzo, un gioiello di famiglia sottratto dall'assassino alla vittima, che lo aveva vinto al gioco a Ludovic, per far ricadere la colpa su di lui.
Una storia davvero divertente, di un'ironia scoppiettante.

Per darvene un'idea, ecco un dialogo fra Tristam ed Eustace, quando entrambi pensano di doversi sposare (per volontà del nonno di lei) e lui le dice che dovrà andare a vivere a Bath con sua madre per un periodo, prima del matrimonio.

“E dunque, che mai dovrei fare a Bath?”
“Temo dovrete rassegnarvi a un periodo di quiete.”
“Quiete?” esclamò Eustacie con voce ansante. “Ancora e sempre quiete?”
Suo malgrado, sir Tristram rise: “È dunque tanto orribile?”.
“Oh, sì che lo è! Prima il Sussex e poi Bath e il whist! E infine mi condurrete nel Berkshire, dove morirò.”
“Mi auguro che non lo facciate!”
“E che altro potrei fare?” ribatté luttuosamente Eustacie. “Ho avuto una vita infelice senza alcuna avventura; vi sarebbe da stupirsi se mi spegnessi di consunzione? Ma poiché non mi accade mai nulla di romantico,” aggiunse con amarezza, “certo morirò di parto, come chiunque.”
Sir Tristram arrossì d’imbarazzo. “Eustacie, ve ne prego!”
Eustacie era troppo assorta nei suoi tristi pensieri per prestargli ascolto. “Vi darò un erede,” disse, “e ne morirò.”
D’un tratto l’immagine le parve attraente. “Tutti diranno che ero molto giovane per morire e vi chiameranno dalla bisca dove…”
“Mi chiameranno dalla… ?”
“Dalla bisca. O da un combattimento di galli. Non ha alcuna importanza! Ma voi proverete rimorso quando saprete che io sto morendo e balzerete a cavallo e galopperete ventre a terra per giungere al mio capezzale e io vi perdonerò e…”
“Ma di che andate parlando? Che cosa dovreste perdonarmi? E perché dovreste… Che sciocchezze sono mai queste?”  
Brutalmente destata dal suo sogno di romantiche sventure, Eustacie sospirò. “Soltanto quel che pensavo potesse accadere,” disse.
“Pare a me,” ribatté severamente lui, “che vi abbandoniate troppo alla fantasia. Permettetemi di dirvi che non frequento bische né combattimenti di galli! E neppure,” aggiunse lievemente divertito, “è mia consuetudine balzare a cavallo.”
“Immagino di no, e non galoppate ventre a terra. Non è necessario me lo diciate. Lo so.”
“Soltanto in una partita di caccia.”
“Forse lo fareste se io fossi sul mio letto di morte?” chiese lei aprendosi alla speranza.
“Certo che no. Se foste sul letto di morte sarebbe assai improbabile che io sia lontano. Vorrei che vi liberaste di questa idea. Perché dovreste morire?”
“Ve l’ho pur detto! Io…”
“Sì. Non è necessario che lo ripetiate. Vi sono cose di cui potremo parlare dopo le nozze.”

Georgette Heyer (1902 – 1974), scrittrice inglese, ha pubblicato molti romanzi ambientati nel periodo georgiano e della reggenza, ma anche in epoche precedenti, contemporanei e gialli.





Julia Quinn - Un uomo da conquistare (Bridgerton#4) * Le mie letture

  (titolo originale “ Romancing Mister Bridgerton (Bridgertons Book 4) ” pubblicato nel 2002; edizione italiana da me letta del 2021, traduz...

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